venerdì 5 agosto 2011

Naturale, no?


Frugando nella mia scatola degli "spunti perduti" ho ritrovato questo articolo, scritto per "fare chiarezza sui metodi naturali" (la regolazione naturale della fertilità) in seguito alle polemiche seguite alla prima mancata pubblicazione del sussidio Youcat per i giovani della imminente Giornata mondiale della gioventù di Madrid.

foto flickr/Thomas Hawk
Ne avevo parlato a suo tempo con una coppia di amici, che qui chiameremo Bruno e Maria.

«Io e mia moglie - disse di getto Bruno - conosciamo i metodi naturali. Mi ha colpito subito una frase dell'articolo: "la coppia può scegliere liberamente e responsabilmente di realizzare il gesto sessuale in periodo fertile o meno, secondo le finalità che intende realizzare in tema di procreazione". Se decide in piena libertà di avere un rapporto sessuale nel periodo non fertile è perché (genitorialità responsabile, ndr) sente di non poter accogliere una vita in quel certo momento della vita dei coniugi e della famiglia. Non vedo altre finalità».
Maria annuisce.
«Se questo è vero e plausibile - continuava Bruno - la distanza tra i "metodi" e alcuni dei "mezzi" contraccettivi disponibili (si riferisce a una distinzione fatta nell'articolo citato, ndr), mi sembra abbastanza difficile da tracciare con precisione e, se capita, e capita in alcuni contesti e pubblicazioni, con durezza sommaria».

Insomma, consigliare e promuovere una gestione "alternativa" della vita sessuale della coppia (sposata) è cosa bella e buonissima. Mettere un limite intransigente e giuridico, però, assomiglia molto ai pesanti fardelli imposti agli altri, di farisaica memoria.

In questi casi, l'esercizio della contestualizzazione, evocato sovente in altri campi della morale cristiana, sembra non trovare applicazione.

«A volere essere stringenti, poi, nell'altro senso - disse Maria - anche i metodi naturali possono essere gestiti con una mentalità non aperta alla vita. Dovrebbero diventare per questo anch'essi non ammissibili? Domanda boomerang, lo so. Ma ormai l'ho detta».

(continua su VinoNuovo.it)