Quante volte nella coppia, l'uno o l'altro (in genere, lei, se posso osare), lamentano una "mancanza di complicità"? Quante discussioni e delusioni a causa di questa sensazione?
E che cosa è poi davvero la complicità in una coppia?
Qualche giorno fa mi sono imbattuto in questo articolo, anzi, all'inizio solo nel titolo di questo articolo. Siccome è un tema abbastanza ricorrente in alcune nostre discussioni, l'ho girato a mia moglie per posta elettronica. Per noi si è rivelato una riflessione interessante.
Una mia nota di carattere generale: credo che uno dei più grandi servizi che ciascuno possa fare a un altro in una relazione - oltre a imparare ad accogliere il suo "mondo" - è quello di aiutarlo a entrare nel proprio, a percepire il proprio mistero come una risorsa e non come una minaccia o un giudizio. Sempre che entrambi lo vogliano davvero, verso una meta comune...
Ovviamente, questo vale ancor più nella vita di coppia.
Insomma, essere "complici" significa sentire sempre e subito lo stesso "friccicore ar core" di fronte a una situazione o a una scelta? Significa che o si è complici o non lo si sarà mai? Domanda aperta.
(foto flickr/aussiegall)