giovedì 28 gennaio 2010

Sovversivi


«Mettere al centro la crescita personale, la relazione coniugale, è una rivoluzione culturale. La cosa più rivoluzionaria, più sovversiva che si possa immaginare».

E’ uno dei passaggi conclusivi dell’intervista al poeta e filosofo Marco Guzzi, marito e padre di tre figli, pubblicata sul sito dell’associazione Darsi pace e dedicata al tema della coniugazione dei sessi, “coniunctio” la chiama Guzzi.

Perché è cosi difficile amarsi oggi? Perché i matrimoni falliscono? Sono due le risposte che vanno per la maggiore. La prima è quella “moralistica”, che dice siamo diventati più egoisti e più individualisti, perciò meno disposti a sopportare il sacrificio della durata che implicherebbe il matrimonio. La seconda, opposta, è la risposa “progressista”, secondo la quale siccome siamo diventati più liberi, allora seguiamo finalmente il cuore, il sentimento, e quindi non abbiamo voglia di rimanere dentro relazioni durature come il matrimonio che spesso sono fondate solo su convenzioni sociali.

Per Guzzi entrambe le letture sono insufficienti, superficiali. All’origine del «terremoto relazionale che constatiamo nella fenomenologia sociale» va considerato il profondo «mutamento in atto del principio maschile e del principio femminile»: «Stiamo ridefinendo in profondità cosa significhi essere maschio e cosa significhi essere femmina» rispetto al modello precedente fondato su una «netta separazione delle funzioni».

C’è poi che amare è “anche” un lavoro faticoso, che richiede tempo, mentre prevale un’idea dell’amore come sentimento fugace che è «una visione infantile, che confonde il momento iniziale dell’infatuazione e dell’attrazione con quel processo dell’amore maturo che è il processo stesso della “coniunctio”»

Nell’amore, cioè, spiega Guzzi, uomo e donna «sono chiamati a integrarsi, faticosamente e progressivamente, incontrando tutti gli ostacoli che si incontrano quando superiamo la fase della luna di miele e quindi iniziamo a conoscerci un po’ meglio. E la prima cosa che emerge sono le ombre, cioè le parti che non si vogliono coniugare. E allora si comincia a litigare, molto presto. Solo che il litigio fa parte della coniunctio». Fa parte dell’amore.

Cosa dovrebbero fare marito e moglie per continuare a coniugarsi? «Dovrebbero innanzitutto lavorare alla propria integrità personale» risponde Guzzi. «Perché se io non lavoro innanzitutto su di me – cioè se non riconosco le mie resistenze all’amore, se non riconosco che dentro di me ci sono delle parti che in realtà non vogliono amare per niente, ma hanno paura di abbandonarsi, hanno paura di amare, stanno ancora difendendo delle immagini di me – se non faccio questo lavoro dentro di me, non potrò procedere nella coniugazione verso l’altro, perché l’altra persona sarà lo specchio di queste mie resistenze. Allora: o io lo so, e quindi riesco a superare la fase critica, nel processo conflittuale e amoroso che è anche erotico, oppure semplicemente penserò: “questa non fa più per me, ciao, me ne trovo un’altra”, con la quale presto o tardi rincontrerò i medesimi problemi, immancabilmente».


(Foto da Flickr/creativecommons/Photos8.com)