È veramente originale incontrare degli sposi rigenerati.
Gente che conosci da tempo, con loro sei cresciuto e hai condiviso esperienze, e parte di un cammino di fede, hai notato le loro gioie e hai potuto intercettare le loro sofferenze.
Poi li rincontri dopo qualche tempo, stanchi e felici, con due bambini che li chiamano mamma e papà. E vedi come due belle persone si trasformano in due persone luminose.
Hanno rischiato, mescolando le carte della loro routine quotidiana, iniziando un percorso lungo ed incerto, come quello per tutte le coppie che vogliono adottare.
Hanno sopportato lunghezze burocratiche, colloqui con psicologi e assistenti sociali che giustamente mettono alla prova per testare, se quella coppia potrà veramente essere accogliente e paziente. Sono partiti per mesi, vivendo in un altro Paese, con altre tradizioni, con una diversa cultura. Hanno sostenuto le spese di un viaggio senza alcun contributo economico (a parte le possibili deduzioni fiscali, che naturalmente sono a posteriori).
E hanno incontrato due bellissimi bambini che hanno voluto conoscerli fino in fondo, spremendoli fino all’osso. Anche loro volevano capire se potevano fidarsi di quegli adulti sconosciuti. Pur sapendo che quella coppia davanti a loro era l'ultima spiaggia, perché ad una certa età i bambini non li vogliono in molti. Solo gli italiani sono disponibili, mi ha detto uno dei nuovi genitori.
E così sono stato anche orgoglioso del mio Paese, altro che celebrazioni per i 150 anni della breccia di Porta Pia. Un buco lo sanno fare tutti.
Imparare a donarsi agli altri, iniziare una vita di coppia nuova con due bimbi da educare e da amare è veramente una impresa che fa la storia.
(il post è di Andrea Casavecchia - tratto da FamigliAC-Roma)