martedì 6 aprile 2010

Il tristo rimedio alla concupiscenza

Tema: Bombardamento mediatico sui preti pedofili. Danni collaterali: svilimento della sessualità e del matrimonio.

Svolgimento.

La Chiesa viene prepotentemente e giustamente chiamata in causa in merito a fatti tutt’altro che isolati di pedofilia. E sale di nuovo alla ribalta la questione del celibato dei preti

Il facile e liberatorio nesso automatico tra le due cose è inaccettabile prima che indimostrabile in assoluto. Ma di questo ne stanno parlando ampiamente i giornali.
Se però sono gli stessi cristiani a sostenere che il matrimonio potrebbe favorire il contenimento dei casi di abusi su minori nella Chiesa, scandalizzarsi è auspicabile.

Innanzitutto per la non comprensione dei tratti fondamentali della patologia della "pedofilia". Ma anche qui i giornali stanno ampiamente scrivendo.

La cosa che più di tutte dovrebbe scandalizzarci è che certe dichiarazioni ci riportano improvvisamente indietro nel tempo, ignorando il lungo e faticoso percorso della Chiesa degli ultimi decenni, almeno da un punto di vista dottrinale. In questo tempo, il concetto restrittivo e impoverente del matrimonio inteso (anche se secondariamente) come remedium concupiscentiae ha lasciato spazio all’idea più ricca di una sessualità in cui la grazia rende possibile il dono di sé all’altro riconoscendo la dimensione del piacere ma non soggiacendo a essa in una condizione di schiavitù.

La vocazione ultima di ogni cristiano è, infatti, una vocazione alla santità. Una strada complessa che richiede una profonda conoscenza di sé e quindi, anche di tutto ciò che è umano. E la sessualità, come componente fondamentale della persona, costituente dell’identità e base delle relazioni, merita di essere guardata con attenzione sapiente. Non può essere negata, sminuita, semplificata e gestita come un qualcosa “da tollerare” o di cui è meglio non dire.  

La sessualità è un luogo di espressione di sé in cui è pressoché impossibile mentire e portarsi dietro le sovrastrutture che in altri ambiti filtrano i nostri comportamenti.
Essa rappresenta, tra l’altro, un indicatore molto efficace dello stato di maturazione psichica della persona e della salute della relazione a due e, se osservata nella verità, con maturità e con coraggio, può mostrarci i nodi irrisolti e le nostre criticità personali e coniugali su cui poi, con apertura di mente, si può lavorare.
 
Siamo talmente disabituati a guardare a questo aspetto con la dignità che merita che ancora l’argomento suscita spesso, anche tra adulti navigati, risatine di imbarazzo e rossori che affondano le radici in un senso di proibito. E il senso del proibito nasce spesso dal silenzio. Il desiderio sessuale è una spinta vitale che fa uscire da se stessi per andare verso l’altro, rimanendo nella relazione.

L’etimologia della parola “desiderio” (de sideribus, dalle stelle) richiama al concetto di infinito e inafferrabile; è una spinta propulsiva verso l’Alto e il cammino dell’uomo è tutto in questa direzione.

La capacità di vivere una sessualità equilibrata, inserita nella relazione umana, che non sia espressione di doppiezza o egoismo e che sia fedele nel tempo non è, però, cosa scontata e non è data solo per il fatto di essere sposati. Richiede impegno, sforzo e passaggi dolorosi attraverso l’imperfezione.

E allora forse il discorso può spostarsi dal celibato alla castità che, intesa come integrazione della sessualità nell’unità della persona e nei diversi livelli che la costituiscono (affettività, corporeità, psiche) dovrebbe essere vissuta da ogni cristiano in qualsiasi stato si trovi. 
Per questo è sempre più urgente rendere adeguato e approfondito in tal senso tanto il percorso che prepara al sacerdozio quanto quello che prepara al matrimonio.

Ridurre il matrimonio a un contenitore moralmente e socialmente accettato di comportamenti altrimenti inaccettabili non solo priva di senso il sacramento ma offende profondamente la donna che viene così intesa solo in funzione dell’accoglimento passivo delle pulsioni del maschio e ne intacca la sua dignità di persona fatta anch’essa a immagine di Dio, portatrice nella relazione con l’uomo di una complementarità fisica, morale, spirituale e comportamentale che è sempre arricchente e auspicabile.

E per terminare: se il matrimonio bastasse a contenere le inclinazioni pedofile di certi uomini tanto più dovrebbe valere come antidoto contro l’adulterio e come deterrente della prostituzione.

I fatti, però, ci dicono ben altro e ci dicono anche che molti abusi su minori avvengono in famiglia.
(il post è di Stefania Falsini)